25/04/2017 – Fragheto di Casteldelci: XVI^ camminata per la pace

Ci sono giorni “speciali” nel nostro calendario in cui dovremmo dedicare un pò di tempo alla nostra storia: da quella personale a quella che ci tiene tutti insieme. Come ogni anno il 25 aprile lo trascorriamo solitamente fra Fragheto di Casteldelci e Tavolicci di Verghereto, luoghi dove sono stati consumati efferati eccidi dalle forze nazifasciste nel 1944. Quest’anno l’organizzazione della manifestazione spetterà al Comune di Casteldelci che ospiterà i partecipanti sotto il grande tendone di Fragheto. In occasione quindi della Festa della Liberazione, ecco il senso di questa giornata, che comincia con un incontro a Casteldelci per camminare verso un Borgo, quello di Fragheto, che venne interamente distrutto per rappresaglia dalle forze nazi-fasciste nell’aprile del 1944. Con racconti di storie di vita e di lotta, di sofferenza e di ritrovata pace, auspichiamo un grande partecipazione a questa tradizionale giornata per riaffermare i valori della pace.

Questo è il programma della giornata:

Alle ore 9:30 – Incontro a Casteldelci;

Ore 10:00 – Partenza della camminata da Casteldelci a Fragheto;

Ore 12:30 – Pranzo a Fragheto;

Ore 14:30 – Ta-pum canti di guerra, resistenza, amore a altre passioni… Paola Sabbatani Trio;

Ore 16:00 – Rientro.

Per le prenotazioni al pranzo del costo di € 10,00 occorre prenotare entro sabato 22 aprile al Comune di Casteldelci Tel. 0541/915423 – a Daniele Susini cell. 328 3380703 oppure chi patrtecipa alla camminata con il bos Luigi Cappella prenotare a Lui direttamente cel. 338 2902038.

L’iniziativa è promossa da: Associazione “Il Borgo della Pace” / Associazione “Sine Modo” / “Casa Fragheto” in collaborazione con: Comune di Casteldelci, Unione di Comuni Valmarecchia, Comune di Verghereto, Protezione Civile Casteldelci / MASCI Rimini 2 / Istituti per la storia della resistenza di Rimini e Forlì Cesena.

Servizio bar: Associazione “Sine Modo” – Servizio navetta per autisti: a cura Comune Casteldelci

SI RACCOMANDA ABBIGLIAMENTO ADATTO ALL’ESCURSIONE

QUESTI SONO I RESOCONTI FOTOGRAFICI DELL’EVENTO NEGLI ANNI

Anno 2011:

  1. 25/04/2011 – Camminata della pace 2011;

Anno 2013:

  1. 25/04/2013 – Camminata della pace 2013;

Anno 2015:

  1. 25/04/2015 – Camminata della pace 2015;

Anno 2016:

  1. 25/04/2016 – Camminata della pace 2016;

Anno 2017:

  1. 25/04/2017 – Caminata della pace 2017.

Oltre all’eccidio di Fragheto dove le forze nazi-fasciste uccisero 30 persone fra uomini, donne e bambini, mettendo a ferro e fuoco l’intero Borgo, i fascisti la mattina dell’8 aprile fucilarono al Ponte Carattoni 8 persone che avevano trascinato a piedi da prigionieri dall’abitato di Capanne del Comune di Verghereto fino al Ponte Carattoni.

07 aprile 1944 – La fucilazione dei martiri al Ponte Carattoni

IL 7 aprile del 1944 vennero fucilati al Ponte Carattoni (oggi Ponte 8 Martiri), Alvaro Bragagni, Renzo Balestra,Terzo Domeniconi, Golfardo Francia, Gino Arienti, Sergio Spartaco Martini, Cesare Alemanni e Ferdinando Tacconi.

Ho ritrovato fra i miei appunti una nota scritta da Palmiero Caroni che ripercorre la fase del rastrellamento da parte dei nazifascisti con la cattura degli 8 giovani ed il loro trasferimento dalle Capanne di Verghereto al fiume in prossimità del Ponte di Casteldelci dove furono seviziati e uccisi.

La ripropongo con annessa una poesia scritta da GIULIANO GIULIANI sull’eccidio mentre passeggiava lungo il fiume in prossimità del ponte Carattoni.

__________________________________________

LA FUCILAZIONE DEGLI 8 (OTTO) MARTIRI DEL PONTE DI CASTELDELCI

(DA “APPUNTI PER UNA RICERCA” di Palmiero Caroni)

La sera del 6 aprile 1944 tutte le direttrici dell’attacco nazifascista che doveva eseguire un’azione di rastrellamento nel territorio confinante tra le provincie di Forlì e Pesaro, composto di 500 soldati tedeschi e di 250 legionari della Guardia Nazionale Repubblicana covergono su CAPANNE di Casteldelci.

Il Comando del Gruppo Brigate Romagna ordinava così lo sganciamento delle formazioni partigiane dalle proprie basi. Alla II^ Brigata, insediata nell’abitato di Capanne toccava il compito più arduo: infrangere a ovest l’accerchiamento nemico, già pressante e massiccio, attraversare le strade camionabili di Verghereto e di San Pietro in Bagno per raggiungere la III^ Brigata ad est del Falterona, attendendo il secondo lancio alleato e l’evolversi del rastrellamento in atto. Ma trasferire tutto il materiale ed evacuare i 25 ricoverati nell’infermeria di Capanne apparve subito un compito molto arduo. Così si tenne un’accesa discussione nella stessa infermeria per prendere la decisione migliore. Era preferibile tentare di trascinarsi in una marcia dolorosa, insopportabile, nel freddo della notte, atraverso boschi e montagne impervie, o piuttosto restare in silenzio e nascondersi nel tentativo di eludere le truppe tedesche ormai vicine?

Prevalse la seconda tesi e così i 9 partigiani più gravemente feriti e ammalati rimangono soli all’interno dell’infermeria. Due di loro Fabbri Carlo e Polidori Antonio vengono subito uccisi dalle truppe tedesche appena entrate nell’infermeria massacrati dai colpi di

fucile inferti sui loro capi e sui loro corpi, al punto che se non fosse per gli abiti che indossavano nessuno avrebbe potuto riconoscerli. Gli altri 7, a cui si aggiunge anche Bragagni Alvaro, catturato mentre osservava l’insolito movimento sulla piazza pur se con una lesione invalidante della colonna vertebrale evidenziata dal busto di gesso, vengono legati e sottoposto ad una lunga ed estenuante marcia attraverso boschi e calanchi indescrivibili da percorrere per persone ferite ed ammalate. Verso le 14,30 – 15,00, la colonna si ferma in località Calanco per una lunga sosta, durante la quale viene effettuato l’eccidio nella località di Fragheto, lo sterminio di 30 persone e l’incendio delle loro case. Verso le 18,00 la colonna si rimette in marcia passando da Molino del Rio attorno le 23,00 per giungere al Ponte di Castelci attorno l’una o le due del giorno 8.

Ormai non sembrano più essere umani; la loro resistenza, dopo il lungo tragitto percorso nelle loro condizioni, ha raggiunto l’estremo limite; l’espressione è stravolta, lo sguardo spento, senza più reazioni. Ma subiscono invece gli insulti, le angherie ed il dileggio dei fascisti che, in bramosa attesa lungo la Marecchiese, lo sottraggono ai tedeschi e li avviano sul ponte. A giorno fatto vengono spinti verso il fiume. Fra gli aguzzini qualcuno vuol divertire i camerati e si improvvisa barbiere tosando con un rudimentale pugnale i capelli di alcuni dei prigionieri. Hanno un ultimo desiderio da esprimere? Sì, l’acqua! Che non bevevano chissà da quanto tempo.

Viene loro indicata l’acqua del fiume che alcuni di loro hanno assunto con fatica avendo le mani legate.

Poi un mitragliatore sgrana i suoi colpi e pone fine alla loro giovane esistenza. Cadono tutti assieme, quasi ammucchiati, ma poco dopo uno si rialza faticosamente. E’ Alvaro Bragagni; si avvicina chiedendo ragione di quell’assurda morte. Chiede di vivere, ma parte un’ultima raffica, a bruciapelo, e poi sul mucchio dei cadaveri una grandine di bombe a mano. Vengono spogliati dei loro portafogli e alla ricerca di denaro e dei loro effetti personali al punto che viene praticamente reso impossibile l’opera di riconoscimento dei corpi martoriati. Furono sepolti contraddistinti da otto numeri e, nonostante la meticolosa descrizione somatica compilata dal medico condotto di Pennabilli che ne accertò il decesso, furono riconosciuti con grande difficoltà dopo penosi e ripetuti esami di ciò che restava dei loro indumenti.

Antonio Polidori fu sepolto nel piccolo cimitero di Capanne. Carlo Fabbri, sepolto assieme a Polidori, fu traslato un anno dopo nel cimitero di Civitella di Romagna. La salma di Alvaro Bragagni fu subito recuperata dalla famiglia, sul luogo stesso dell’eccidio. Gli altri sette corpi rimasero per 5 giorni sul letto del fiume, poi furono sepolti nel cimitero di Pennabilli. Di essi, Renzo Balestra, Terzo Domeniconi, Golfardo Francia, Sergio Spartaco Martini, Gino Arienti sono stati successivamente traslati nei cimiteri dei loro peasi d’origine. Cesare Alemanni e Ferdinando Tacconi sono tuttora sepolti nel cimitero di Pennabilli. In tale cimitero, a fianco di ogni lapide ricordo delle due vittime civili ficilate a Pennabilli dai tedeschi Antonio Balducci e Virginia Longhi è scritto: “FUCILATO DAI NAZIFASCISTI VITTIMA DI UNA ASSURDA FAIDA IN NOME DI NIENTE CHE PUO’ CHIAMARSI SOLTANTO ASSASSINIO”. A fianco delle quattro cellette ossario, disposta in verticale a ricordo di queste vittime della guerra è stata posta una targa ricordo dell’ANPI di Pesaro che recita: “FASCISMO E’ IL NOME DELLA LORO MORTE COME MILIONI DI EUROPEI EBBERO UGUALE SORTE FU COLPA LA RIBELLIONE ALLA GUERRA E LOTTA DI LIBERTA'”.

Poesia sull’eccidio dal titolo Otto Martiri di Giuliano Giuliani

“OTTO MARTIRI” – 16 giugno 2009 di Giulano Giuliani

“L’anima dei martiri è una ginestra dai fiori gialli

Fluttua nel vento profumando l’aria.

Ovunque siamo dobbiamo unirci a loro e fiorire con loro.

Non è possibile nascondere il sogno, è

senza sonno, fiorisce con un remoto lamento!

Ero lì a imbrunire le ossa.

Sotto il ponte tragico il gorgo borbotta

Borbotta tra ginestre profumate e ciocche tormentate da bianchi mulinelli.

Tragico nella sostanza fatto di mattoni e pietra consumata, vedo la volta funebre come un fiore ferito.

Sopra i ponti non ci sono tombe, solo una lapide fiorita nel dolore.

E’ lì, come lacrima

Lacrima d’amore sostiene conforta libera i vinti

Anime amare inaridite da polvere

Polvere da sparo

Anime che hanno l’effetto misterioso di profumare l’aria

Fiori gialli compresi nel prezzo.

Con garbo spingo le lacrime

il boia non aspetta deve sbrigarsi passa come un libro che si sfoglia.

Quale Dio punirà la sfrontata offesa?

Sono qui ad imbrunire le ossa sopra il sasso grigio e desolato come un sogno senza sonno ascolto

Ascolto il gorgo che borbotta

Borbotta di tristezza!

Sei triste Senatello? Capisco ma che ci posso fare? Si faccia sostituire dal Marecchia e quando starà meglio troverà un altro posto.

I gorghi sognano dentro ai loro solchi, perché dovrei cambiare posto? Tacere non serve a nulla ci sono otto fiori gialli compresi nel prezzo

Sono cose terribili, così orribili.

Quando sono morti ero al loro capezzale per questo borbotto!

Tutto si spiega non è difficile prendere coscienza

Sui ponti non ci sono tombe, solo vento

Vento profumato e fiori

Fiori gialli con dolore dentro e profumo fuori.

In fondo un gorgo che borbotta non è altro

che un solco di ghiaia dolente con la tristezza di antichi dolori.”

Giuliano Giuliani